Edizione: Franco Angeli, Milano 1992
In questo volume, per la prima volta, le cartelle cliniche degli archivi degli ospedali psichiatrici forniscono il pretesto per rileggere un periodo particolare della storia italiana contemporanea: la seconda guerra mondiale. Le diagnosi e le anamnesi di 431 ricoverati, militari e civili, nei manicomi di Mantova, Pesaro e Reggio Emilia fra il 1940 e il 1950, rimandano agli eventi del conflitto. Sono i ‘matti di guerra’ e le loro vicende, tra bombe e distruzioni, incursioni e violenze, tratteggiano l’irrazionalità delle avventure belliche al di là di ogni retorica e di qualunque ragion di stato. Le storie di questi malati, storie di uomini e di donne, di soldati coraggiosi, disperati, riluttanti, sono la testimonianza di un trauma collettivo che, negli aspetti più profondi ed emotivi, assume i contorni del dramma individuale. Un’originale cornice di fonti psichiatriche per riscoprire l’inquietante dimensione psicologica di coloro che furono sconfitti due volte: dalla guerra, con la sua fame, la sua violenza e le sue morti; dalla malattia psichica, con la sua emarginazione, la sua repressione, la sua tragica solitudine. Il materiale visionato non è che un campione di quanto custodito nei manicomi italiani e i casi di cui si sono seguite le tracce, una piccola parte dell’immenso archivio del disagio esistenziale e mentale. In quanto tale questa ricerca non è, nè vuole essere, una storia della pazzia o della psichiatria o della guerra, ma la storia di quelli che nella ‘follia della guerra’ si sono trovati coinvolti e di quelli che alla ‘follia della guerra’ hanno partecipato senza sapere di essere, sin dall’inizio, dei pazzi.